N. 1 IN ALPHA QUADRANT - DEEP SPACE EDITION

Diario di un vecchio veterano

Cosa resta di un ufficiale

Terra, 19 ottobre 2262 - Un buon quarto dell´esistenza è scivolato sotto i miei occhi distratti, senza che io me ne rendessi conto. La mia memoria mi informa diligentemente riguardo a queste assenze, portandomi in soccorso immagini che mi ritraggono seduto in localacci dove la costumanza leziosa e la diligente educazione sono parole d´ordine soffocanti.

Oh, Il lerciume e la decadenza dei tempi andati!

In questi luoghi , l´accumulazione di esperienze terribili e mortificanti (chi poteva immaginare cosa sarebbe successo, quando, completamente ubriaco, ho toccato le antenne di un andoriano ) mi ha portato a far tesoro anche del più ridicolo e insulso discorso si consumasse al tavolo parcheggiato al mio fianco. In questi centri di decadenza si inscena davanti ai nostri occhi attoniti, senza alcun ritegno quanto passabilmente, il dramma della miseria umana, la commedia dell´ipocrisia, la tragedia della solitudine e la farsa dell´amicizia. E´ un carro carnevalesco di inetti e di soddisfatti, che marciano orgogliosi abbracciati dall´euforia e dalla disperazione, cupamente sorretti da litri di sostanze amare e distruttive.

In questo santuario edificato sulle ceneri dei tempi andati, una sola figura resta in piedi nella polvere e nel caos: il Veterano. E´ una figura mitologica, un ex ufficiale, un cadetto fallito, un militare in riposo...ognuno ha la sua storia, ed è pronto ad aprirsi al mondo circostante senza alcuna pietà. Il postulato scientifco è : "un veterano immerso in una bettola, se riceve una spinta alcolica uguale e contraria alla sua nostalgia, disperde nell´ambiente un racconto terribile, in un area d´effetto direttamente proporzionale al suo eloquio". Attiva una sorta di raggio traente, accalappia così solitamente i più giovani e spiantati, e senza togliere loro gli artigli dalla schiena propina un interminabile racconto, gestito con perizia attoriale nei suoi alti e bassi retorici,dal carattere assolutamente drammatico.

"Eh... ragazzo mio..." Inizia generalmente con un infausto confronto generazionale (per non parlare del "sospiro" di ordinanza, cui segue una ventata di alito al gusto birra verde).Colpevolizza il suo interlocutore accusandolo di inesperienza e sfrontatezza, confrontandolo al suo io passato, giovanile, durante l´età corrispettiva. Non si può che negargli biasimo e sorridergli con tenerezza filiale, forse incoraggiati anche da qualche bicchiere di troppo.
"Come se fosse ieri" , continua, aprendosi così alla rievocazione, immaginifica e dolorsa. Un ritorno, un tuffo, un "teletrasporto" mnemonico che regala emozioni. E´ un parto artificioso, in cui si mescola realtà e immaginazione, delusione e rammarico.

Dopo una pausa di alcuni minuti, gli interlocutori si abbandonano a discorsi personali.
C´è sempre un giovane, solitamente il più spavaldo, che rivela le sue intenzioni: "Andrò in Accademia" dice ostentando sicurezza, scrutando la reazione di tutti e in particolare delle poche donne abbastanza rudi da frequentaei posti simili.

"Non è posto per te! " rientra in gioco il Veterano, ancora arzillo, interrompendo qualunque vana illusione del moccioso che gli appare come un bimbo sperduto in un mondo di maniaci e duri scarponi dell´esercito. Riprende quindi con entusiasmo doppio il racconto. Ed è un susseguirsi di planate e virate,visite aliene, attacchi e bordate in quadranti ostili...il suo stile è ora comico ora drammatico. Ci racconta delle sue incursioni in alloggi femminili, delle sue libere uscite e di quella cameriera molto carina conosciuta a San Francisco, che era bionda ma sposata. Ci descrive con amarezza le lavate di capo di quel docente-saccente, le punizioni subite per aver usato il comunicatore indiscriminatamente ("volevo solo dare la buonanotte alla cadetta Kowalsky...") , e la dura lezione avuta da quel cadetto orioniano che proprio non sopportava e che aveva un destro come un phaser impostato su stordimento.

E allora abbiamo l´impressione di non star più ascoltando un uomo, ma l´ombra di se stesso. Tutto quello che l´Accademia gli ha dato, la vecchiaia lo ha appena ritirato al banco, senza pietà. Tutta la gloria di quei giorni si è schiantata con stridore contro l´avanzare, l´avvicinarsi inesorabile della fine. Non c´è pietà che non possa assalirci. La sua amarezza è colossale: un tempo le donne lo amavano, i civili lo guardavano dal basso in alto,i colleghi invidiavano il suo sangue freddo in plancia....e adesso?
Adesso ha bisogno di un mucchio di marmocchi che lo ascoltino per tornare ad assaporare quel brivido. Ha bisogno di essere svegliato da quel terribile incubo ricorrente , che lo ritrae in plancia, indeciso, mentre la vita dei suoi compagni è nelle sue mani. Ha bisogno di bere qualcosa ogni giorno, per sentirsi un pò piu vivo e un pò meno morto. E´ solo: non ha famiglia, non ha figli, perchè l´unica sua famiglia era la Flotta e gli unici suoi figli erano i Guardiamarina appena imbarcati, che vedeva crescere con orgoglio e diffidenza.

"Questa è la mia storia..." dice, guardando l´ora sul d-note e sollevandosi, il rammarico crescente. Lascia la bettola tra le risate e il mormorio del suo pubblico improvvisato, nessun sottufficiale che lo saluti formalmente "signore..." né alcun superiore da salutare.

Di solito a questo punto tornavo al mio bicchiere, e, anche se è duro ammetterlo, non era per il freddo che avevo gli occhi lucidi. Mi affacciavo con lo sguardo fuori e guardavo la figura evanescente di quel vecchio: gli occhi mi tradivano, forse per la rugiada delle lacrime timide, ma riuscivo quasi a vedere il Veterano, come egli stesso si ricordava. Con la sua divisa da gala, dannatamente bello con quel suo pizzetto geometrico e gli occhi corvini, mentre abbordava la sua cameriera bionda, ma sposata.
Brutte nottate, amici miei, quando la tristezza entra nel tuo bar e tu la fai accomodare distrattamente.

Jonas Selgway

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