Importante ritrovamento archeologico nel sistema AK-931

La squadra della dottoressa Nino Chkheidze scopre i resti di antiche civiltà scomparse su un pianeta inabitabile nel sistema AK-931

STARBASE 81. Una squadra di archeologi guidata dalla dottoressa Nino Chkheidze e imbarcata sulla USS Bozeman, un'unità di esplorazione della Flotta Stellare, ha rinvenuto i resti di antiche civiltà sul desolato terzo pianeta del sistema AK-931, nel settore Igarus. Secondo il tenente comandante Savok, ufficiale scientifico della USS Bozeman, la superficie di AK-931/3, che rispetto a quella di altri pianeti a esso simili si sarebbe rivelata insolitamente priva della benché minima traccia di acqua, non avrebbe attualmente nemmeno le caratteristiche necessarie per permettere la sopravvivenza delle più elementari forme di vita unicellulari. Le tracce lasciate da antichi mari, laghi e corsi d'acqua, così come i resti di umanoidi, animali e piante e le rovine di edifici che provano la passata presenza in superficie di civiltà in grado di produrre semplici utensili in bronzo, testimonianze di una biosfera un tempo fiorente, si sono quindi rivelate un vero mistero per gli studiosi federali. La dottoressa Chkheidze, in base alle analisi effettuate su rovine appartenenti a epoche e civiltà diverse, ha formulato l'ipotesi che il pianeta si sia progressivamente e completamente inaridito in un periodo di tempo compreso tra quindicimila e duemilacinquecento anni fa, un evento globale che ancora non ha trovato una spiegazione scientifica. Il ritrovamento sulla superficie di AK-931/3 di un antico obelisco, riconducibile alla civiltà responsabile della costruzione della Starbase 81, così come la presenza di annotazioni sul pianeta nella misteriosa "mappa Dresden" sembrerebbero suggerire inquietanti collegamenti tra l'enigmatica civiltà dei costruttori della Starbase 81 e il disastro ecologico avvenuto su AK-931/3, ipotesi che sarà discussa in occasione del convegno che si terrà sulla Starbase 81 dall'11 maggio al 30 settembre, in concomitanza con la grande mostra archeologica sui costruttori.

Julie Kynes