DIARIO PERSONALE DI EMILY GALLAGHER
Data Stellare 06.05.2269
E Patroclo si slanciò sui Troiani meditando rovina,
si slanciò per tre volte, simile ad Ares ardente,
paurosamente gridando: tre volte ammazzò nove uomini.
Ma quando alla quarta balzò, che un nume pareva,
allora, Patroclo, apparve la fine della tua vita:
Febo gli mosse incontro nella mischia selvaggia,
tremendo, ed egli non lo vide venire in mezzo al tumulto;
gli venne incontro nascosto di molta nebbia.
E dietro gli si fermò, colpì la schiena e le larghe spalle
con la mano distesa: a Patroclo girarono gli occhi.
E Febo Apollo gli fece cadere l’elmo giù dalla testa:
sonò rotolando sotto gli zoccoli dei cavalli
l’elmo a visiera abbassata, si sporcarono i pennacchidi sangue e polvere
Una vertigine gli tolse la mente, le membra belle si sciolsero,
si fermò esterrefatto: e dietro la schiena con l’asta aguzza
in mezzo alle spalle, dappresso, un eroe dardano lo colpì
Ma Patroclo, vinto dal colpo del dio e dall’asta,
fra i compagni si trasse evitando la Chera.
Ettore, come vide il magnanimo Patroclo
tirarsi indietro, ferito dal bronzo puntuto,
gli balzò addosso in mezzo alle file, lo colpì d’asta
al basso ventre: lo trapassò col bronzo.
Rimbombò stramazzando, e straziò il cuore all’esercito acheo.
Come quando un leone vince in battaglia
un cinghiale indomabile.
<Patroclo, tu speravi d’abbattere la nostra città,
e alle donne troiane togliendo libero giorno,
condurle sopra le navi alla tua terra patria,
stolto! Per esse i veloci cavalli d’Ettore
si tendono sopra i garretti a combattere: io con l’asta
eccello fra i Teucri amanti di guerra: e così li difendo
dal giorno fatale; ma te qui gli avvoltoi mangeranno.
Pazzo! Achille, per forte che sia, non ti potrà proteggere,>
E tu rispondesti, sfinito,
<Sì, Ettore, adesso vantati:
a te hanno dato vittoria Zeus Cronide e Apollo,
che m’abbatterono facilmente: essi l’armi dalle spalle mi tolsero.
Se anche venti guerrieri come te m’assalivano,
tutti perivano qui, vinti dalla mia lancia;
mi uccise destino fatale e il figliuolo di Latona,
e tra gli uomini Euforbo: tu m’uccidi per terzo.
Altro ti voglio dire e tientelo in mente:
davvero tu non andrai molto lontano, ma ecco
ti s’appressa la morte e il destino invincibile:
cadrai per mano d’Achille, dell’Eacide perfetto>
Mentre parlava così la morte l’avvolse,
la vita volò via dalle membra e scese nell’Ade,
piangendo il suo destino, lasciando la giovinezza e il vigore.