DIARIO PERSONALE DI LEATITIA LINDEN
Data Stellare 04.12.2268
4.12.2268
Sono molto confusa.
Ho bisogno di tempo per riordinare le idee, i pensieri, soprattutto le emozioni.
Quest´ultima missione è stata la più emotivamente agghiacciante che io abbia mai affrontato.
La scienza a cui ho dedicato anima e corpo portata alle estreme conseguenze, rimossa ogni morale, resa semplicemente uno strumento al servizio del potere e della follia.
Mi hanno rubato degli ovociti, non so quanti: chiederò di vare una visita appena possibile.
E con quegli ovociti hanno creato dei feti, miei figli e figli di... non lo so nemmeno. Probabilmente qualcuno dei miei compagni, amici, colleghi. Li ho visti galleggiare nei recipienti colturali e non ho potuto fare a meno di amarli e essere inorridita da loro, al contempo.
Avrei dovuto ucciderli, avrei voluto portarli via e farli crescere dentro di me, come avrebbero dovuto fare fin dal loro concepimento. E invece non so dove siano finiti, se disgregati nello spazio assieme alla nave del criminale che ha creato tutto questo o se sono ancora in stiva di carico.
Voglio davvero saperlo? Voglio rivederli?
Qualcosa mi attrae verso di loro. Qualcosa mi respinge. Vorrei solo piangere e dissolvere tutto con le lacrime, ma purtroppo, per quanto ne abbia già versate, la loro corrente ancora non è abbastanza forte da trascinare via tutto con sè.
Mi appoggio a Nathan, ma anche lui è provato. Lo vedo nei suoi occhi: come me, è incrinato da mille crepe. Ci affidiamo l´uno all´altra, come due zoppi. Mi sento così strana, mi tornano alla mente tanti brutti ricordi della mia adolescenza, mi sento ostile, isolata, come se in realtà non volessi essere toccata più da nessuno. Nelle poche ore di sonno che mi sono concessa, ho sognato di nuovo la scuola e il capanno degli attrezzi del giardiniere. Erano anni che non succedeva. E non ho più voglia di dormire.
E poi ci sei tu, Armànd, massacrato di botte per un codice. Avrei mille domande da farti, ma conosco i tuoi silenzi, quindi probabilmente non te le farò. Resterò a guardarti finchè non ti rialzerai da quel lettino con le tue gambe. Non so se sarà come prima, no. Niente forse lo sarà. Ero così felice di proporti qualche svago, assieme, ma ora tutto sembra privo di senso, irrilevante e sciocco.
Sarà faticoso tornare a ridere come prima.