DIARIO PERSONALE DI LEATITIA LINDEN
Data Stellare 20.10.2268
20.10.2268
This story shall the good man teach his son;
From this day to the ending of the world,
But we in it shall be rememberèd—
We few, we happy few, we band of brothers;
For he to-day that sheds his blood with me
Shall be my brother;
E’ finita. Da poche ore, stiamo rientrando in rotta verso la Terra, a bordo della USS Reliant.
Tutto quello che fino ad ora abbiamo chiamato casa è andato distrutto, assieme alla vita di molti dei nostri compagni. Ma è finita, stavolta, e degli Hordazul non si sentirà più parlare, se non nei racconti cupi dei sopravvissuti e nei rapporti secretati della Flotta.
Gli ultimi giorni, in rotta verso il Pianeta Santuario, sono stati un conto alla rovescia, un lento scandire del tempo verso uno scontro che sapevamo già sarebbe stato spaventoso, distruttivo, decisivo. Stavamo andando incontro all’ultimo atto di un confronto durato anni e costato moltissime vite: intere civiltà erano state spazzate via o assorbite da questa oscura setta di devoti ad un culto nefasto, inteso ad annientare tutto ciò che non poteva essere soggiogabile.
Maggiore la spietatezza del nemico, più feroce e assoluto il suo culto. Abbiamo dovuto sopportare di vedere compagni con la lingua tagliata e la mente devastata dal condizionamento indotto dagli Hordazul, abbiamo dovuto ucciderli, per pietà e perché non fossero ulteriore strumento di altro male. E, mentre finalmente i motori della flotta tiravano dritto verso il cuore del dominio Hordazul, eravamo tutti consapevoli che il nostro scopo non era fare prigionieri.
Sapevamo dove colpire, le coordinate ci erano state indicate dall’ultima Masterlayken, l’ultima assoluta dominatrice degli adepti al culto. Una di noi, rapita anni addietro dagli Hordazul, resa schiava, mutilata e, per uno scherzo del destino, talmente assorbita dal culto e talmente affine al potere scaturito dal condizionamento da diventarne il tiranno incontestabile. Quando la catturammo, tempo fa, ci fu immediatamente chiara l’importanza di cercare di attingere ai suoi ricordi, alle sue conoscenze. Non era semplice oltrepassare le sue difese, ci scontravamo perennemente con il muro costituito dalla sua eterna e sinistra litania: Da Kroll la fede, da Zhenga la tecnica, da Atzeban la forza, da Mada la disciplina. Bestemmio la vita, che offende il Layken; Onoro la morte, che nutre il Masterlayken, Impongo la Morte ai morti; Dono la Morte ai vivi. Morte. Morte. Morte.
Fu affidata alle cure specialistiche dei medici della Flotta per cercare di recuperare quello che del Tenente Siraya era ancora in lei, o per sottrarre a quella mente ottenebrata tutto il possibile per vincere la guerra contro ciò che rappresentava? Un dilemma morale che tormentò molti di noi a lungo e che mi svelò quanta empatia potesse essere nascosta dietro un’espressione insondabilmente pacata. Ma questa è un’altra storia…
Ciò che conta è che il Pianeta Santuario è distrutto, collassato nell’immensa esplosione dei suoi centri vitali, uno strappo nel cielo in cui sono state sacrificate anche navi federali e la Genesis, la nostra casa.
Cosa ci aspetta al ritorno sulla Terra, oltre a una commovente e partecipata cerimonia di commemorazione per gli oltre 200 caduti nella battaglia? Saremo anche noi dispersi, assegnati a varie unità, destinati a servire sotto altri comandi? Nessuno sa dirlo, ora.
Ci guardiamo l’un l’altro e ancora negli occhi leggiamo la meraviglia terribile di essere vivi.